Investite dalle vicende dei tumultuosi e drammatici anni che vanno dall’inizio del ’900 al primo conflitto mondiale, fra una Puglia ancora arcaica e una Roma giolittiana ma non troppo, si intrecciano con la rapida evoluzione sociale le parabole di tre famiglie legate fra loro da invincibili sentimenti di amicizia, amore o rancore.
“Al sentire la sua voce emergere dalla penombra, volse il viso verso di lui. Fu allora che, fissando lo sguardo su di lei, l’uomo, per la prima volta, la vide”.
Già docente di Storia del Diritto alle Università di Roma La Sapienza e Sassari, collezionista per hobby di rose antiche e moderne, Luisa Bussi, di padre modenese e madre siculo-pugliese, vive a Roma col marito (come lei professore di diritto ceduto alla letteratura) e due gatte. Dopo i lusinghieri riconoscimenti ottenuti da Vuoto di scena (2014, ed. Nemapress, premi “Le rosse pergamene”, “Pavoncella” e “Pannunzio”) questo è il suo secondo romanzo.
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