«Mah, ho imparato a non cercare sempre un perché! Scrivo favole. L’ultima parla di una principessa che vuole lavorare… Alla fine la spunta. Mi piacciono i personaggi in controtendenza.»
Cocci di vite, spezzoni di vissuto come frammenti di film sapientemente selezionati da quei momenti che dicono più di quanto non faccia l’intera storia. Racconti accomunati solo da un’abbondanza di assenza e perdita che ci riportano a colmare quel vuoto nelle nostre vite, troppo spesso guidate da un pilota automatico distratto. Giovanna Chiarlo ci porta a vivere l’intensità di emozioni primordiali e radicate con il talento di chi riesce a raccontare al di sopra dei pareri e dei temi, anche importanti e attuali, che tocca con la sua penna, senza mai mettere a fuoco altro che non sia la torrenziale pioggia emotiva dei suoi personaggi, essenziali ed effimeri quanto profondi e d’impatto. Un bambino che scappa senza capire perché, una figlia che si scopre insofferente al mondo che la circonda, una madre che ha visto la sua vita distruggersi pezzo per pezzo, un ragazzo con un terribile segreto. Ciascuno ha la propria storia, racchiusa in poche righe che colpiscono come bastonate, alle quali è impossibile rimanere indifferenti. Pillole di vissuto dagli effetti permanenti.
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