“E poi lì a discutere dei farò, dei farai, in un mondo dissimile eppure uguale a se stesso da troppe generazioni. Sono abituato a vedere l’ultima luna di dicembre, il suo pallore, i suoi raggi irreali che sembrano procurare l’ultimo anelito di vita del satellite.
Ma il suo è un arrivederci, perché sorgerà una nuova luna con il nuovo anno. È questo un po’ il sunto del romanzo, morire per poi rinascere, in un conflitto interno all’anima, un conflitto che non la-scia tregua e spazio, e in un’unica dimensione abbraccia quello che è corporeo ed effimero e quello che è dell’anima ed eterno”. Ritorna Massimiliano Ferrante con la sua prosa complessa e raffi-nata. In quest’opera riflette sul potere della scrittura: la banalità del vivere, la mediocrità imperante e, insieme, l’emergere, il sorgere di una luce capace di rompere le catene che inchiodano a terra. Immagine di una epifania illuminante che travolge l’ordinarietà del quotidiano è il genio letterario di Jane Austen, la cui poetica viene qui puntualmente analizzata sin dalle sue origini.
In un intreccio affatto banale, romanzo e saggio delineano i profili di un genere nuovo e necessario in cui lettore si ritrova parte attiva, immerso in riflessioni profonde, involandosi in orbite ancora inesplorate.
Massimiliano Ferrante è nato a Maratea nel 1972. A Bari ha conseguito la laurea in Scienze politiche e ha studiato Lettere. Con Europa Edizioni ha pubblicato I confini della memoria (2017) e L’innocenza del male (2019).
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