Un gruppo di persone sta viaggiando su un treno di cui non conosce la destinazione; nessuno ricorda il momento in cui ha avuto inizio il viaggio né i motivi che lo hanno spinto a partire. Un controllore imponente e severo controlla i loro bagagli al posto dei biglietti e il capotreno informa i viaggiatori sbigottiti che il treno non è condotto da un macchinista perché ha una propria volontà e sa dove deve andare. Sui viaggiatori incombono incertezza e angoscia perché si sentono all’improvviso proiettati in una situazione che non possono controllare e di cui non capiscono le leggi. Non possono scendere, non possono in alcun modo interagire con lo spazio che attraversano. Persino gli oggetti lanciati dal finestrino tornano lì, al loro posto. E nuovi viaggiatori salgono sul treno senza che questo faccia fermate. Crescono l’inquietudine e lo straniamento e lentamente affiorano i ricordi, vengono scoperte le cicatrici di una vita; sarà solo grazie alla solidarietà e alla fiducia che si instaureranno tra i passeggeri che essi sapranno affrontare i fantasmi del passato e prepararsi al mistero che tutti li attende.
Miriam Marino pubblica il suo primo romanzo, Non sparate sul pianista, nel 1978. Il libro riscuote un certo successo ma resterà l’unica pubblicazione dell’autrice per lunghi anni. La Marino torna infatti a scrivere solo negli anni ‘90, stimolata anche dal suo impegno culturale in un’associazione di arte contemporanea.
Numerosi sono i suoi contributi in libri collettivi, pubblicazioni di poesia e piccoli saggi. Ad oggi ha all’attivo tre raccolte di racconti (Gabbie, 2009; Festa di rovine, 2012; Palestina terra di miracoli, 2016), un romanzo (Macerie, 2014, Città del sole), una raccolta di articoli (Handala, Stelle Cadenti, 2008) e uno studio sulla doppia resistenza delle donne palestinesi all’occupazione e al patriarcato dagli anni ‘20 ad oggi (Con le unghie e con i denti, Redstarpress, 2017). Questi libri sono stati presentati in tutta Italia.
Palmieri Mario –
Lo psicopompo è un treno. Mi riferisco all’ultimo libro di Miryam Marino: Il treno. Un libro coinvolgente che fa passare da un’emozione ad un altra ogni volta che vi racconta una storia. Racconta le storie dei passeggeri smarriti che all’inizio si rendono solo conto di essere su un treno, un treno con un capotreno e un controllore un po burberi che li tratta in modo autoritario, storie confuse come è confuso il motivo per il quale hanno preso quel treno e attraverso quelle storie cominciano ad aver coscienza di cosa è quel treno e perché vi si trovano e questa coscienza invece di angosciarli li tranquillizza e mentre loro si ritrovano il treno va, va senza fermate verso la sua ignota destinazione. Perchè non può fermarsi finché qualcuno dei passeggeri deve ancora raccontare la sua storia finché il treno non cammina più su binari ma si lancia verso il cielo che non è cielo e neanche il nulla ma una luce avvolgente, la luce di un’altra dimensione che è lo scopo di quel viaggio, dove tutti i ricordi, anche quello della propria morte, non vengono cancellati ma acquistano un senso che è quello delle loro vite. Una luce che li porta dentro una meritata pace.
Il treno è un libro che vale la pena leggere perchè alla fine della lettura vi sentirete come quei passeggeri che hanno fatto i conti con le loro esperienze.
Marisa rubini –
Potrebbe essere una trama perfetta per un indagatore degli incubi, e leggendolo mi è sembrato di tornare indietro nel tempo, quando ero una giovane lettrice di un giovane Dylan Dog.
Avvincente dalla prima pagina,, con una incredibile ed efficace descrizione del disagio, appare da subito su un doppio binario di lettura. Narra di un gruppo di persone in viaggio verso una meta sconosciuta, che si conoscono a se stessi confrontandosi. Ogni dialogo è rado e contrapposto a lunghi monologhi interiori, eppure in questi pochi scambi di battute, quasi mere formalità per mimetizzare il disagio, improvvise, folgoranti illuminazioni spingono al proseguo della lettura. I dettagli della vita di ognuno distolgono l’ attenzione dal focus: una strategia narrativa? Sembrano aumentare la suspance, o simboleggiano le distrazioni veniali che ci allontanano dal vero senso?
Nel frattempo i personaggi si perdono e si ritrovano, percependo l’ esistenza dei propri compagni d’avventura solo quando interagiscono per poi ripiombare immediatamente su sé stessi e, soprattutto, sulle proprie paure. C’ è una certezza, tra costoso si incontrerà chi ci calza a pennello.
Ritmo di scrittura seducente, non ci si annoia e alla fine sarà inevitabile chiedersi se il bagaglio è a posto (cit).
Alessia –
Coinvolgente e appassionante libro che ha il sapore della vita vera, anche se in realtà si fanno riflessioni sulla morte, come la musica e il silenzio l uno non potrebbe esistere senza l altro.
Un libro intimo che affonda le proprie radici nella spiritualità, nei ricordi di qualcuno che è stato, che è, e forse sarà qualcos’altro,
tanti personaggi con le proprie paure e questioni in sospeso, o forse solo le tante sfaccettature di un’unica personalità, magari dell autore?
Chissà, buona lettura!
Alle –
Libro molto interessante per l’approccio spirituale a temi complessi e perché apre alla speranza. Da leggere!
Angela Marchionni –
La morte che s’incontra
Si pensa che la morte sia silenzio e arresto, da sempre è così che la si immagina. Forse perché la morte che ci colpisce è in primis cruda assenza dell’altro nel suo estremo pallore ed apparente infinita lontananza anche in presenza. O quando è collettiva come in guerra o nelle stragi o negli attuali affogamenti ed è sufficiente uno scatto a mostrarne la violenza nei vivi, in modo crudamente unico per riportarla a singolarità assoluta, simbolo insieme di resistenza ed estrema bellezza del vivere, come la bimba che per il Napalm sversato corre nuda e piange, cercando di sfuggirla in Vietnam, negli ormai lontani anni Settanta.
Miriam Marino nel suo romanzo “Il treno” fa correre come quella bimba, un intero corpo sociale e, in questa corsa salva la collettività di tutti i modi del morire, presenti o passati.
Morti da soli o in compagnia, di disgrazia o di incidente, di incuria per profitto o solitudine: morti inconsapevoli d’essere morti viventi perché mai veri protagonisti della propria libertà di vivi che riconduca infine quella morte alla vita. Attualissima, presente e quotidiana e vicina ai viaggiatori (a noi?) più di quanto la si vorrebbe, onnipresente e continuamente rimossa. Allontanata. Interdetta.
In una pausa di pace fra noi che leggiamo ed il romanzo, “non credevo che i ricordi potessero essere così rumorosi“ il corpo nudo e spoglio della parola della scrittrice ricrea la morte dei personaggi nella finzione di una loro precedente vita e li pacifica con essa – vita e memoria –accompagnandoli a parlare e infine capirsi e in questa comprensione apre fra loro uno spiraglio, una luce, e quindi un legame. Ed un senso.
Lettrici viaggiatrici, in questa ineludibile corsa, il libro di Miriam Marino rivela l’illusione che la vita sia vera mentre sembra solo un affare “socialmente” utile a pochi, al potere poiché rende indicibile (invivibile?) la morte – inattuata – e solo materializzata in timori e paure.
E mostra come, rinunciando a capirla – rischiarla – si finisca per morire inconsapevolmente stando fermi o correndo. Senza sapere dove, come. Né sé, né gli altri. Semplicemente ignari, soli, irresponsabili. Finché…
Angela Marchionni 7 ottobre 2021
Annamaria Scarficcia –
Bel libro davvero! L’ argomento, difficile da accettare nella nostra cultura occidentale che rimuove con timore il tema esistenziale della morte, si presenta non come una riflessione filosofica, ma nella forma lieve della narrazione, con quella leggerezza che hanno i miti quando vogliono svelare una verità. Per questo si offre ad una lettura scorrevole ed avvincente ed il lettore è anche lui sul treno e partecipa incuriosito alla messa in comune della loro vita da parte dei passeggeri. I quali sono morti e il treno è infatti il simbolo della loro condizione, ma essa non porta in sé alcuna angoscia, perché è solo un momento della coscienza che permette il passaggio dolce verso la luce. Fondamentale è anche il modo in cui questa coscienza si compie, attraverso l’ interazione con gli altri, mediante la reciprocità dello scambio. Tutto il racconto sembra originate da lunghe esperienze esoteriche.
mauretta cattanei –
Non bisogna leggere questo libro una volta, bisogna leggerlo molte volte e in momenti diversi della propria vita. Come tutti i libri importanti Il Treno ha molti livelli di lettura raccontando situazioni, stato d’animo, domande, dubbi che prima o poi tutti noi ci troviamo ad affrontare e indagare. Tutti i personaggi sono dentro di noi e se vogliamo dare un senso alla nostra vita terrena dobbiamo ascoltarli e prendere coscienza che per andare OLTRE dobbiamo capire l’ adesso. Il Treno ci può aiutare a vedere i vari momenti e persone/personaggi della nostra Vita assimilarli, imparare ad apprezzarli e anche a perdonarli. Rileggete IL TRENO fra un mese, un anno, dieci anni e vi farà altri regali.