Io non credo di aver fatto niente di eccezionale. Ho solo fatto quello che mi veniva spontaneo a livello umano, il resto è stato una conseguenza. Ci sono storie, come questa di Marinella, che ti entrano in testa. Già normalmente le vivresti in maniera traumatica, consapevole che esistono; ma quando poi ti capitano e ti trovi a vivere di persona le udienze, i racconti, le testimonianze… è tutta un’altra storia.
E nonostante siano passati ormai quasi quindici anni, a volte ancora mi succede: quando ci mettevamo a letto, la sera, finché non mi addormentavo – e lo faccio ancora oggi – accarezzavo il suo corpo, come per scaricare le mie paure, alleviare quanto mi fosse successo.
Pensavo che, dopo tutto, un po’ di tenerezza non potesse far altro che bene.
Come se si potesse, in qualche modo, rimettere in pareggio l’offesa.
Sergio Carloni nasce a Soriano nel Cimino l’11 luglio del 1970, cresce nel viterbese e trascorre un primo periodo di servizio all’interno della Polizia Penitenziaria a Orvieto, successivamente inviato in missione a Pianosa, per poi essere trasferito a Viterbo, nell’Ospedale di Belcolle. Attualmente riveste la qualifica di sostituto commissario coordinatore ed è laureato in Scienze Giuridiche. A Belcolle vive a contatto con i detenuti sviluppando empatia nei confronti di molti di loro e della situazione umana che si trovano a vivere. È in questa circostanza che conosce Marinella, un incontro che cambia la vita di entrambi.
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