48 storie tracciate dall’occhio che guarda una foto pubblica o privata.
«Il degradarsi della bellezza è triste ma umano, il rimpiazzo con una maschera aliena, è atroce. (…) Nonostante quello che vado ripetendo in giro per l’Italia, niente mi ridarà la sicurezza, adesso che il mio viso se ne è andato. È sulla pelle che bussa il mondo.»
«Aveva paura di abituarsi a quel sangue, a quella merda, a quel tanfo. Restava giorni senza aprire l’apparecchio, neanche si avvicinava al tavolo su cui era posato.»
«Oggi è il giorno. I banditori sono andati in tutti i quartieri della città e nei paesi del circondario e anche molto più lontano, in tutte le valli, oltre le catene montane più alte, nelle zone isolate fuori dai grandi traffici…»
Una lode a “Ca’ Foscari” ha procurato a Bruno Longo un posto da professore di inglese in licei veneti che gli lasciavano il tempo per cambiare, almeno a parole, il mondo. Visto che il mondo non cambiava, è scappato per lavoro in Somalia e ha raddoppiato la fuga in Australia. Sono seguiti sette febbricitanti anni a Riad e quattordici, a volte drammatici, in Turchia (della quale ha tentato di rendere la complessità attraverso le 385 voci del suo Sillabario turco, De Bastiani Editore 2020). Adesso vive ai confini, parte a Trieste e parte a Istanbul.
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