Sicuramente in molti sapranno che circa sessant’anni fa ci fu un gruppo di giovani i quali rappresentarono quel fenomeno culturale che prese il nome di Figli dei Fiori o Hippy.
Intolleranti nei confronti delle istituzioni, delle armi nucleari e della guerra del Vietnam, la loro rivoluzione fu travolgente e non ebbe frontiere. Si espressero attraverso abiti colorati, decorati da fiori e geometrie vistose e con atteggiamenti liberi. Sostenevano la pace, l’amore, la fratellanza, l’arte, l’estetica e la spiritualità ma non necessariamente con l’uso delle droghe. La ricerca di questa libertà fu il significato insito nel loro stile di vita.
Attilio Blanzuoli racconta ne I fiori ingannati, con un po’ di nostalgia quei momenti. La sua è un’analisi critica, che pone uno sguardo all’assetto socio-politico di quel tempo. Con eleganza e competenza mette in luce gli aspetti più oscuri che tramarono contro di loro, e che contribuirono pesantemente al loro decadimento ma non alla loro scomparsa definitiva.
Attilio Blanzuoli per circa dieci anni ha lavorato come traduttore dall’inglese all’italiano presso una Casa Editrice americana nella città di Copenaghen. Successivamente si è trasferito a Stoccarda dove ha collaborato con il signor Peter Makal che è stato il più importante pantomimo al mondo. In quella città ha avuto il grande onore e il privilegio di collaborare con la signora Maya Picasso, la figlia del grande Maestro Pablo Picasso.
Rientrato in Italia ha continuato la sua attività artistica di musicista in tutta la Lombardia, iniziando contestualmente la sua attività di scrittore. Fino ad ora ha redatto quattordici manoscritti racchiudendo nella sua produzione letteraria tutte le esperienze che ha vissuto. I fiori ingannati è l’ultima sua pubblicazione.
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