Era il tre febbraio 2014, quando arrivammo al tribunale e cominciai a salire la scalinata che porta all’ingresso. Vidi Nino e Luca di fianco, vicini all’entrata, e capii che qualcosa non quadrava: improvvisamente, mio fratello tirò fuori una 9×21 e la puntò in testa a Luca, dicendo agli agenti di lasciarmi andare o gli avrebbe sparato. Fui attraversato da un’immediata scarica di adrenalina e sentii una vampata di spray al peperoncino: mio fratello lo stava spruzzando in direzione degli agenti. In quel gelido e rapido momento realizzai istintivamente cosa stesse accadendo e agii subito di conseguenza, sempre guardingo e pronto a cogliere un’opportunità di fuga: pensai di sottrarre la pistola a una delle guardie, ma vidi che era collegata alla sua cintura con un laccio e lasciai perdere, lo strattonai per liberarmi dalla sua presa e diedi una spallata a quello sulla mia sinistra, per poi correre senza una direzione precisa, semplicemente allontanandomi dal tribunale, mentre, immediatamente, esplosero spari alle mie spalle.
Nato a Cuggiono nel 1982, Mimmo viene accusato di omicidio nel 2006 e arrestato dopo tre anni di latitanza. Condannato all’ergastolo, recluso e trasferito in diversi carceri, evade nel 2014 con l’aiuto del fratello: a seguito di una tragedia avvenuta quel giorno, la sua vita cambia completamente. Torna in carcere pochi giorni dopo, con un immenso peso sul cuore che lo trascina in uno stato di profonda depressione. Nuovi sviluppi sul suo caso portano all’annullamento dell’ergastolo, commutato in ventisei anni di reclusione, e il suo grave stato di salute gli permette di richiedere l’incompatibilità col regime carcerario: oggi scrive dalla comunità Exodus di Lonato del Garda, dove sconta ancora la sua pena, e racconta una storia di profondo cambiamento e di un amore familiare intenso e stupefacente.
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