La memoria è una forma di visione interiore del tempo generazionale. In me, al contatto con il rito del primo apprendimento, la scuola elementare, quella visione si è fatta attualità e mi ha confermato che i bisogni ti possono fare brigante o emigrante; che un computer non può sostituire un buon insegnante; e che l’informazione non può prescindere dalla conoscenza.
Il ricordo si è fatto narrazione, un allungo dalle radici verso terre incognite, che non conosce la rassegnazione e spinge verso il futuro.
“La vita non è quella vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.”
Il brigante Tardio e il pedagogista Patri sono le due figure da cui prende spunto questo libro, frutto di ricordi dell’autore e della sua Piaggine, in Cilento, di analisi storiche e di considerazioni sul ruolo dell’istruzione nel tempo.
Lo spirito ribelle del Mezzogiorno è stato incarnato nella storia da diversi personaggi, alcuni più noti di altri. Il brigante Giuseppe Tardio però era un soggetto particolare: lontano sia dallo stereotipo del fuorilegge spietato sia da quello dell’eroe romantico, era un convinto patriota in guerra contro il nuovo Stato, per il riscatto della sua gente. È dunque una causa politica – l’agognata rivoluzione meridionale – a spingerlo ad arruolarsi e a combattere le forze militari del nuovo Stato unitario italiano.
È, al contrario, una storia di emigrazione, quella di Angelo Patri, anche lui originario del Cilento e alle prese con i problemi atavici di una terra di contadini e pastori che iniziano, a cavallo con l’Unità d’Italia, a emigrare all’estero. Patri va a New York, affronta con orgoglio tutte le difficoltà che gli si presentano, tra cui il pregiudizio diffuso verso gli italiani; poi, una volta cresciuto, diventa uno dei grandi protagonisti della rivoluzione nel mondo della scuola e dell’insegnamento. Divenuto noto negli Stati Uniti come pedagogo, non scorderà mai le sue radici di cui andrà fiero.
Due storie vicine nel tempo, due personalità forti ‒ e con destini di vita diversi ‒ che dimostrano come sia possibile credere in un futuro migliore squarciando quel velo di fatalismo atavico che ancora oggi sembra avvolgere intere comunità e paesi del Sud Italia.
L’autore, con una lunga esperienza politica e amministrativa alle spalle, nelle pagine finali non manca di cogliere nelle riforme attuali dell’autonomia differenziata e del premierato quelle contraddizioni che renderebbero l’Italia meno unita, tradendo i valori della Costituzione, e aumenterebbero le disuguaglianze tra le regioni del Nord e quelle del Sud.
Carmelo Conte è nato a Piaggine e vive a Eboli. Avvocato cassazionista, socialista, Sindaco di Eboli (1973-74), Vicepresidente della Giunta Regionale della Campania (1975-78), Deputato al Parlamento nazionale per quattro legislature, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri (1979-80) e Ministro delle aree urbane (1989-93). Presentatore e relatore di importanti leggi, tra le quali: Legge 219/1983 (interventi per le zone colpite dal terremoto del 1980); Legge 64/1986 (sviluppo del Mezzogiorno); Legge 465/1990 (Mondiali di Calcio 1990); Legge 396/1990 (Roma Capitale); Legge 211/1992 (Interventi nel settore dei sistemi di trasporto rapido di massa (metropolitane). Relatore al convegno sulla delinquenza organizzata, tenuto alla Hofstra University di New York 1989, con Rudolf Giuliani. Opinionista. Ha pubblicato: L’avventura e il seme (1993) e Sasso o coltello (1994), Dal Quarto Stato al quarto partito (2009), Dialoghi nel tempo (2010), Il Sud al tempo degli italiani (2011), Coincidenze e poteri (2016), L’Italia al tempo dei populismi (2019), La politica malata (2022), Il vento del sud, il moto della storia (2023).
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