Tutti sappiamo, per esperienza, che il tempo è fatto di gesti che si ripetono monotoni, di azioni senza mutamento nella loro riproposizione meccanica, ma soprattutto di attese, inibizioni, occasioni. Ed è questa l’impalcatura, e anche il motivo, che sorregge quest’opera.
Il libro assume così un’intonazione intima, e poliedrica allo stesso tempo, sul versante dei significati e per la molteplicità delle trame poetiche che si innestano da un componimento all’altro, da un pensiero lungo all’altro. La scrittura nasce dall’acuta osservazione delle cose usuali, e le azioni comuni, ma poi se ne distacca, e si abbandona a una meditazione più esplicita sul mondo, pur mantenendo la sua carica emozionale, per andare oltre, come dire, inseguendo il cielo. C’è, insomma, nel libro, un invito, esplicito e sentito, a guardarsi indietro e intorno, per cogliere ipotesi, suggestioni, e qualche suggerimento.
Antonio Di Foggia, di origine campana, vive a Pordenone. Già insegnante di italiano e latino nei licei cittadini, ha pubblicato alcuni libri di poesie, racconti in forma lirica, un volume di lettere poetiche indirizzate a personaggi del mondo della letteratura, dell’arte e del cinema, libri di fiabe e filastrocche. Tra questi ricordiamo Quando la città (poesia pittorica, con i disegni di Mary Cinque/graphic designer), Se la notte mi sveglia (lettere poetiche), Fiori di fiaba (fiabe classiche in versi), Sambuscè (ninne nanne e filastrocche), Cuori liberi (biografie poetiche).
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