Antonio Ligabue è uno degli artisti italiani più noti del Novecento. La piena fama, anche internazionale, la raggiunse solo dopo la morte, avvenuta nel 1965, sebbene negli anni, da povero in canna qual era nato e cresciuto tra Svizzera e Bassa reggiana, avesse assaporato la gioia di vedere affermata la propria arte, e di venderla a un prezzo sempre maggiore a diversi committenti.
Alba Gainotti, in questo pregevole testo, ricostruisce la storia di un furto avvenuto nella sua casa di famiglia, un autoritratto di Ligabue, ricomparso solo molti anni dopo grazie a un catalogo d’arte e a una mostra. Dietro i brevi accenni al periodo storico e gli aneddoti sul quadro, commissionato al grande artista dopo averne ricevuto un altro in seguito la tragedia dell’alluvione del Polesine nel ’51, l’autrice ricostruisce alcuni passaggi di vita di un genio, cresciuto in un ambiente dapprima sospettoso ‒ veniva chiamato da tutti “el matt” ‒ e infine conquistato da un’arte innovativa che ha influenzato molti altri pittori e segnato un pezzo di storia del nostro Paese.
Alba Gainotti, nata a Parma nel 1940, è laureata in farmacia e in biologia, e vive a Milano. Nella sua giovinezza ha abitato a Boretto, un paese della Bassa sul Po, dove la sua famiglia aveva una farmacia. I più vividi ricordi di questo periodo riguardano la conoscenza diretta di Antonio Ligabue e l’ambiente del Po, in particolare della golena. Dopo il conseguimento delle lauree a Parma, non essendo interessata al lavoro da farmacista, si è trasferita a Milano, dove ha insegnato in un liceo per diversi anni. Sposata, ha due figlie, e dal 1985 è autrice di testi di biologia e scienze della terra per la casa editrice Zanichelli.
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