Mi chiamo Jim, ho 25 anni, sono subordinato alle costrizioni della vita, che una scelta prematura ha reso insopportabile. Non sapevo, ma era l’alba dei tramonti, la dedica mai giunta, l’eclissi di ogni eclissi, e come ogni sera riponevo il fardello delle mie speranze, augurandomi che un giorno nuovo sarebbe cominciato.
Non ha importanza il nome della città in cui vivevo, nemmeno quello che facevo, avevo imparato a pensare, ma il giorno del mio arresto e della mia rieducazione sociale erano tutti lì, contenti che per una soffiata ero finito in galera, per droga, per fumo o per erba, non ricordo.
Erano giorni felici, il limbo dei pensieri mi faceva da contorno in una didascalia in cui valori e disvalori avevano il loro giusto ritaglio.
L’innocenza del male nasce dall’idea di raffigurare le diverse sfaccettature che compongono la nozione di male. Un tema difficile e complesso, che è stato declinato in tanti modi nella storia della letteratura. L’autore lo riprende in una commistione di forma romanzata e dialogo aperto con il lettore, mettendo al centro personaggi inventati e/o trasfigurati, e nella prima parte tramite la rielaborazione della vita di un’icona del rock come Jim Morrison, la cui vita tormentata ed esplosiva è fonte di ispirazione. Scevro da qualsiasi tipo di sperimentalismo – la forma è ricercata e precisa benché richieda al lettore un certo sforzo nell’interpretazione – il libro, oltrepassando il surreale, descrive un tema che non può lasciare indifferenti costruendo un viaggio interiore stimolante e potenzialmente senza fine.
Massimiliano Ferrante è nato a Maratea nel 1972. A Bari ha conseguito la laurea in Scienze politiche e ha studiato Lettere.
È al suo secondo libro con Europa Edizioni dopo I confini della memoria.
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