È travagliata questa vita, non c’è dubbio. Ogni passo corrisponde a un rischio, dietro ogni gesto un’insidia. Quello che pensiamo di noi stessi non è mai abbastanza per farci vivere in armonia col mondo, ma c’è una verità che travalica ogni circostanza, che ritrova se stessa proprio nel momento in cui si perde (o sembrava persa). La protagonista di questa storia ha subìto il torto di non essere compresa, il pregiudizio ha prevalso sul buonsenso, sul rispetto, sull’innocenza delle sue scelte.
Quando sua madre la presentava a qualcuno, diceva in dialetto: «Chista è a nìca», che in siciliano vuol dire: «Questa è la figlia più piccola», una bambina non accettata dalla sorella maggiore ma prediletta dal fratello, una bambina buona che cresce, dando il meglio di sé, nel suo naturale impegno per le cose in cui crede. Adulta, capisce che la verità fa male, tanto da scatenare odio, invidia, ma è convinta fermamente che la sua ricerca renda liberi.
Rievocare una memoria segna il passo di una storia realmente accaduta: il racconto di una fervida, seppur sofferta, testimonianza. Un viaggio di andata e ritorno negli abissi del male, una strenua lotta per non annegare nel fango, per uscire dalla palude, dal buio ed emergere nella luce della verità.
PREFAZIONE DEL DOTT. VALERIO SGALAMBRO
Recensione
“Nata dalle mie ceneri” Silvia Minardi
La gradevolezza e la chiarezza con cui Silvia Minardi illustra la sua biografia all’interno di un progetto di vita che riguarda indistintamente ognuno di noi, non può che rimanere impressa nella memoria di quanti hanno avuto modo di conoscerla e di leggerla.
Scrupolosa studiosa e accorta psicologa, Silvia fa intravedere la sua sensibilità e la sincera passione non solo dal punto di vista del pianeta psiche, ma soprattutto per quel che riguarda la dimensione umana che ben traspare da questo suo lavoro.
Il testo apporterà certamente un notevole contributo all’ancora aperto dibattito didattico-educativo tra Istruttivismo (sostenitore dell’esistenza di una realtà esterna e indipendente dal soggetto) e Costruttivismo (in cui il soggetto è attivo partecipatore del mondo nel quale è immerso). La capacità dell’autrice di focalizzare l’attenzione a favore della teoria enattiva rispetto alle precedenti visioni didascaliche può caratterizzarsi come rifiuto del dualismo mente-mondo e soggetto-oggetto: la sua concezione del processo evolutivo riconosce quindi il rapporto di mutua specificazione e co-emergenza del soggetto e del reale assieme, in altre parole la relazione tra genitori e figli.
La comprensione da parte della bambina remissiva e ubbidiente ha un carattere soggettivo: non è né rappresentazione mentale di una realtà esterna né tantomeno una costruzione soggettiva, bensì è “enazione”, estrapolazione di significati e di un mondo fatto di esperienze nel corso di un’interazione senso-motoria con l’ambiente e con gli altri. La Silvia bambina costruisce la sua conoscenza e conferisce un significato alle situazioni e alle esperienze che vive in base al suo personale bagaglio di preconoscenze acquisite nei luoghi della propria infanzia. In ambito genitoriale ciò si traduce con uno spostamento dell’attenzione verso la propria figlia, poiché è lei che controlla il processo di apprendimento, di crescita e di evoluzione della sua esistenza nel mondo.
L’esegesi ontologica di Silvia si spinge oltre i limiti del cognitivo e ci consente di poter affermare che un bambino non è solo un bambino è molto di più: è una emanazione del Divino! Il sentimento spirituale assume un ruolo determinante, poiché contribuisce attivamente alla costruzione della realtà, configurandosi come principio imprescindibile di responsabilità individuale. La fitta trama di vicissitudini riportate nel testo mirano, infatti, a raggiungere una completa immersione nella sostanza universale in cui risiedono le infinite possibilità e, da quel centro di coscienza, riescono a far rifiorire quell’io individuale luminoso e consapevole, poiché, come sostiene la scienza ufficiale, siamo letteralmente esseri di luce “Cromo-Soma” (luce-corpo).
“Le vicende giudiziarie” quale aspetto centrale del presente volume, sono la via regia che consentono la realizzazione di quell’essere di luce che è la “bambina vera”, affrancata dai lacci dei condizionamenti che la tengono incastonata all’immagine legnosa e impacciata del burattino al servizio dei condizionamenti esterni. Per realizzare ciò è necessario assumersi la responsabilità delle proprie azioni: riconoscere il “nemico” nella sua complessità significa divenirne responsabili. In questa fase della narrativa ho riconosciuto il coraggio dell’autrice a parlare di responsabilità in un mondo in cui tutto scivola negli ingranaggi dell’indifferenza e dell’assuefazione. Se, come dicevo prima, l’educazione dei propri figli è una continua enazione di significati, questa giustamente dovrebbe passare dalla dimensione del trasmettere e del parlato, a quella dell’ascolto, della discussione, del guidare l’attenzione verso schemi di evoluzione possibili.
Quello che Silvia esprime in maniera magistrale nel terzo capitolo “Lo smarrimento” è il principio di risonanza dichiarato come: “sincronizzazione e sintonizzazione dei rispettivi campi elettromagnetici”. Come lei stessa riporta in merito alla definizione del suo amico di Orbetello che la riconobbe: “come una foglia al vento bisognosa di cure”. Secondo tale principio poiché tutto è interconnesso, non può esistere il conoscere, ma solo il riconoscere. Silvia quindi rispecchiandosi in quello spazio di rappresentazione e di assoluta purezza riconosce se stessa. Il riconoscimento coincide con l’esordio del processo individuativo della presa di coscienza.
Un altro concetto che può offrire importanti spunti di riflessione per molte persone che: “vogliono intraprendere una via Spirituale” riguarda l’inconsapevolezza del proprio dolore. Queste persone, dissociate dalla propria vulnerabilità, diventano completi esteriormente, rimanendo separati interiormente. Rimangono bambini inevitabilmente in costante competizione con i propri figli, poiché non hanno raggiunto una propria maturità interiore spirituale per diventare veri adulti. Tale principio è strettamente collegato al tema della volontà, il quale assume un notevole valore pedagogico nel modo in cui l’autrice lo affronta; non tanto dal punto di vista psicologico, quanto spirituale, per restituirci un’ermeneutica ontologia dell’azione.
All’aumentare dell’età cronologica diventiamo adulti o presunti tali e, il nostro fuoco interiore si affievolisce, la nostra volontà si spegne, lasciamo agli altri il potere di decidere e volere per noi, perdendo completamente di vista il nostro “focus” interiore. Ecco perché molti uomini sono facilmente manipolabili e controllabili, perché manca loro la volontà. L’autrice ci dimostra come attraverso la volontà ha sviluppato quella preziosa capacità di andare oltre l’ego e la personalità, superando i propri desideri e aspettative. Ha trovato il coraggio di agire, oltre che di essere.Trovare il “co-raggio” significa per chi come lei ha saputo orientare la propria vita seguendo la direzione del “raggio del cuore”.
Il mondo insegue la logica del profitto che potremmo sintetizzare con il raggiungimento del massimo con il minimo sforzo. Il cuore, invece, segue un’altra via che è quella del dare il massimo senza ottenere nulla in cambio. Solo chi ha fatto la scelta, non solo personale, ma anche professionale di amare il prossimo consapevolmente e responsabilmente può comprendere il valore del dono.
Silvia nel suo volume compie un ulteriore passaggio per rendere possibile questo valico, il quale apre la strada verso una nuova coscienza, libera dall’ingannevole convinzione di benessere e di felicità che si è costruita nella sua vita, per ricondurla a se stessa, al suo cuore, sede della vera felicità e dimora della vita eterna.
Da piccoli molti di noi eravamo spesso accusati di seguire troppo il cuore invece di dare più ascolto alla nostra razionalità per evitare di sbagliare, di fare cioè delle scelte di cui poi ci saremmo dovuti pentire amaramente. Questo messaggio educativo nel tempo ha istillato dentro di noi la paura quale forza paralizzante che conseguentemente ci ha poi impedito di fare esperienza, evolvere e raggiungere la nostra pienezza spirituale.
Per Silvia il fallimento è l’esperienza che l’anima fa intenzionalmente per liberarsi dalla personalità e ricongiungersi alla natura divina. Quando qualcosa non va secondo le nostre aspettative ci sentiamo dei falliti, questo accade proprio perché siamo completamente identificati con la nostra personalità, con i nostri desideri e con i nostri obiettivi. Siamo completamente identificati con la nostra natura umana, con ciò che crediamo di essere. Dio è pura coscienza intelligente, interviene ogni volta che le nostre convinzioni ci allontanano da noi stessi, dalla nostra verità, per indirizzarci verso la direzione più giusta per noi. Il valore e la profondità di questo messaggio di liberazione sovverte immediatamente le false credenze stratificate nella secolarizzazione. Tali mistificazioni ci hanno resi insicuri, spaventati, manipolabili e rinchiusi nella prigione degli infondati bisogni di sicurezza.
Nella lettura emerge chiaramente l’imprescindibile evidenza di come ammettere il fallimento sia la via maestra per assumerci la responsabilità delle nostre azioni e, senza una simile responsabilità, non potremmo mai essere liberi.
La purezza d’intenti e la freschezza dei contenuti nella loro attuale modernità trattati in questo volume, insieme alle precise descrizioni ed esemplificazioni coadiuvate dalla lunga esperienza e conoscenza sul campo, si integrano in Silvia con la profondità del suo percorso e di chi ha cercato strade diverse, non solo accademiche, ma soprattutto spirituali per giungere ai misteri dell’anima.
L’incontro con Dio, per come ognuno possa intenderlo, rappresenta quindi l’unico modo per essere felici e liberi!
Se Egli sente che non lo siamo, percepirà che non amiamo abbastanza noi stessi e, di conseguenza, si accorgerà che non potremo amarlo davvero.
Riuscire ad amare in maniera incondizionata la nostra sofferenza rappresenta l’indice di quanto siamo capaci di amarci, quanto accettiamo e rispettiamo la nostra natura umana/divina e quanto ci assumiamo ogni responsabilità verso tutto ciò che accade all’esterno. L’amore puro è una conquista di se stessi, è un lavoro continuo e costante nella luce, il quale raggiunge l’altro spontaneamente. Il valore e l’audacia dell’autrice nel mettere il dito sulla piaga sociale dell’ipocrisia diffusa e condivisa di cui tutti noi siamo contemporaneamente vittime e carnefici, è veramente disarmante. Con la sua scrittura limpida e febbrile Silvia è riuscita a denunciare la piu grande epidemia in corso: l’odio per se stessi!
Nel mio studio pedagogico, infatti, ho avuto modo e continuo a verificare come quasi tutti i miei interlocutori siano afflitti da un grande senso di odio nei confronti di loro stessi.
Grazie Silvia per aver reso evidente questa condizione antropica e per aver osato condividere con la tua esperienza una realtà che è più frequente di quanto si possa immaginare..
La lettura di questo volume ci restituisce quella pace interiore indispensabile per esercitare il perdono in primis per noi stessi e poi per tutto quello che ci è stato fatto.
In quest’opera la sintesi del suo lavoro e del suo impegno sono restituiti da Silvia attraverso la propria esperienza personale e professionale, le quali esperienze confermano la trattazione in oggetto come un “leitmotiv” capace di ricondurci a uno stato di tranquillità, disconnettendosi da tutte quelle emozioni di paura, insicurezza e ansia che avrebbero abbassato la nostra frequenza energetica: “sono in tanti a identificarmi come una combattente, una donna che però vorrebbe deporre le armi, prima o poi, e liberarsi da quella pesante armatura che l’ha protetta per tutta la vita, per sprofondare nel riposo del guerriero”.
L’autrice, accanto ad una sistematica descrizione degli incontri con i suoi maestri spirituali, traccia un percorso di contatto creativo ed esperienziale utile a quanti volessero entrare nella saggezza delle spirali spirituali emozionanti, proponendone itinerari di effervescente innovazione e d’ineluttabile risveglio.
L’opera, oltre a presentare una vasta panoramica delle crudeltà umane, offre una vera chiave di liberazione per giungere alle segretezze del cuore. Descrive il solo modo per avere cura della purezza di una bambina e custodire contemporaneamente la propria innocenza, per salvaguardare la più intima spiritualità all’insegna del rispetto è accettazione incondizionata. Questo è il requisito fondamentale su cui si basa la relazione con l’altro, in particolare quella tra terapeuta-paziente.
Le esperienze da lei proposte diventano una mappa per orientarsi nel flusso infinito della vita e per riaccendere la fiamma della gioia come metro di misura del nostro essere vivi. La modalità di scrittura diretta e rispettosa trascina inevitabilmente con la sua originalità e con le pulsanti verità, attraverso un flusso di suggestioni, oltre la linea di confine delle umane riflessioni e consente di scoprire momenti così magici e intensi da generare insight subitanei e inaspettati.
Più che un libro mi piace pensare a questo lavoro come un’opera d’arte nella quale l’autrice diventa un’artista, una scultrice dell’anima in cui ogni lettore ritrova lo specchio di se stesso.
A Silvia, il mio augurio più sincero di progredire nella sua ricerca e nella pratica di una creazione infinita per il bene di tutti coloro i quali avranno la fortuna di conoscerla.
Al lettore, l’invito è quello riflettere sull’intima natura dell’anima, sicuramente non riconoscibile dal nostro angusto paradigma deterministico, ma reale per le persone che osano affrontare un viaggio di là dall’oasi creativa.
Dott. Valerio Sgalambro
Pedagogista Professionale
Presidente dell’Istituto di BioQuantica Applicata – I.B.A.
PREMI E RICONOSCIMENTI
Diploma d’onore come Finalista al Concorso Letterario Argentario 2022 & Premio Caravaggio – VI ed.
Daniela D. –
Il libro d’esordio di Silvia Minardi, Nata dalle mie ceneri, mi ha colpito piacevolmente e lo consiglio. Il libro è coinvolgente, presenta una narrazione minuziosa e precisa nella descrizione degli eventi. La prosa, piena di riflessioni personali, conduce verso fini inaspettati.
Un’autobiografia dove comprendi da subito, quanto è importante per l’autrice raccontare questa storia di vita travagliata e …giungere alla catarsi. Silvia è figlia delle sue ceneri, ma come l’araba fenice è in grado di rinascere dalle proprie ceneri.
Marinella –
Quell’innoceza e quella sincerità fortemente calpestare da circostanze tali da lasciare segni nel cuore e nell’anima, a chiunque di noi. Il male che si accompagna a complotti in perenne attrazione. Il varco nella “fede” e una non fede nella giustizia.
Guya –
Silvia Minardi ci conduce nel viaggio alla scoperta del sé profondo; la sua testimonianza dell’ambiente umano e professionale che ha attraversato è uno spaccato della società siciliana e non solo che, a mio parere, ha un alto significato morale e sociale. Gli scontri all’interno della famiglia di origine, al bivio fra la fedeltà ai valori atavici tradizionali e la modernizzazione dei costumi, così come le vicende giudiziarie incresciose e devastanti psicologicamente che ha dovuto affrontare, non le hanno impedito di vivere la vita “a modo suo”, autentico, libero, onesto. Sorretta da una fede poderosa, l’autrice attraverso la sua storia ci invita ad avere coraggio e guardare sempre avanti, nella consapevolezza che non siamo mai soli
Anna –
Sarà questa l’immortalità?
Silvia mia, raccontarsi non sarà stato facile, conoscendoti che sei molto riservata. L’ho letto tutto d’un fiato. Hai voluto fare del bene e hai ricevuto cattiveria. Nel tuo libro non leggo rancore, pazzesco con tutto quello che hai vissuto, leggo rassegnazione e tanta voglia di ricominciare. Questo è quello che si percepisce leggendoti.
Sappi che quella mano io continuerò a porgertela sempre, anche perché so che tu faresti lo stesso per me. Mi piace assai questo libro, “Nata dalle mie ceneri “. Perché io credo che il paradiso sia dentro le nostre vite, negli abbracci e nei sorrisi. Per te anche nell’alto dei cieli. È questa l’immortalità.
Giuseppe –
Leggere un libro auto biografico di un grande personaggio, di cui si conoscono le gesta nobili e valorose è interessante, ma intraprendere la lettura di una sconosciuta Silvia, può essere poco invogliante. Viene da chiedersi “ma cosa avrà da raccontare una comune mortale?” Ho iniziato con tali pensieri e ho continuato per curiosità…, ritrovandomi appassionato e coinvolto. Un vissuto travagliato che suscita una serie di sensazioni altalenanti tra l’angoscia e la gioia, che ti fa immedesimare nei suoi accadimenti. Il racconto di un quotidiano che potrebbe essere il tuo. Silvia è caduta più volte, rialzandosi sempre a testa alta. L’illustre sconosciuta Silvia, senza essere un’eroina, dopo aver combattuto le avversità senza farsi travolgere totalmente, ci ha voluto dare spunti di riflessione.
Daniela C. –
Intensità.
Intensità di vita che diventa intensità di narrazione. Sentita, autentica, coraggiosa.
Libera dalla gabbia del giudizio e del pregiudizio.
Narrazione che risignifica la propria storia individuale in quella relazionale. Narrazione che libera… e attraverso la quale la propria realtà interiore trova espressione e nuovo senso.
Azione. Una realtà mai subita ma affrontata. Spazio/tempo dedicato a se stessa, dove la capacità di riconoscersi e raccontare le proprie fragilità e il proprio dolore diventa energia, capacità di esserci, di far fronte. Amor proprio. Una vita mai subita ma agita. In viaggio verso terre nuove e diverse per riscoprire la poliedricità di se stessi nelle diverse fasi esistenziali.
Dicotomie. Il bene e il male …. qualunque forma o significato essi assumano.
L’atroce solitudine e il sapore della libertà.
Il credere e il ricredersi. La speranza e la disillusione. La giustizia e e l’ingiustizia. Il prezzo pagato e il risarcimento. La perdita e la conquista. La famiglia e il lutto per le rotture. Il crollo e la rinascita. Ma sempre … il cammino. Mai la stasi … anche quando il corpo si ferma. Un’anima vibrante che muove tutto il resto.
Grande investimento personale, relazionale e, ancora, professionale … tutto ciò …malgrado i tradimenti, le delusioni, la necessità di difendersi.
Valerio Sgalambro –
Scrupolosa studiosa e accorta psicologa, Silvia fa intravedere la sua sensibilità e la sincera passione non solo dal punto di vista del pianeta psiche, ma soprattutto per quel che riguarda la dimensione umana che ben traspare da questo suo lavoro.
La fitta trama di vicissitudini riportate nel testo mirano a raggiungere una completa immersione nelle infinite possibilità dell’universo e riescono a far rifiorire l’io individuale luminoso e consapevole.
“Le vicende giudiziarie” , quale aspetto centrale del presente volume, sono la via regia che consentono la realizzazione di quell’essere di luce che è la “bambina pura”, affrancata dai condizionamenti esterni.
In questa fase della narrativa ho riconosciuto il coraggio dell’autrice a parlare di responsabilità in un mondo in cui tutto scivola negli ingranaggi dell’indifferenza e dell’assuefazione. Quello che Silvia esprime in maniera magistrale nel terzo capitolo “Lo smarrimento” è il principio di risonanza: non può esistere il conoscere, ma solo il riconoscere.
Ha trovato il coraggio di agire, oltre che di essere. Significa che lei ha saputo orientare la propria vita seguendo la direzione del “raggio del cuore”, che segue un’altra via che è quella del dare il massimo senza ottenere nulla in cambio. Solo chi ha fatto la scelta, non solo personale, ma anche professionale di amare il prossimo consapevolmente e responsabilmente può comprendere il valore del dono.
La purezza d’intenti e la freschezza dei contenuti nella loro attuale modernità trattati in questo volume, insieme alle precise descrizioni ed esemplificazioni coadiuvate dalla lunga esperienza e conoscenza sul campo, si integrano in Silvia con la profondità del suo percorso, per giungere ai misteri dell’anima.
Il valore e l’audacia dell’autrice nel mettere il dito sulla piaga sociale dell’ipocrisia diffusa e condivisa, di cui tutti noi siamo contemporaneamente vittime e carnefici, è veramente disarmante. Con la sua scrittura limpida e febbrile Silvia è riuscita a denunciare la più grande epidemia in corso: l’odio per se stessi!
La lettura di questo volume ci restituisce quella pace interiore indispensabile per esercitare il perdono in primis per noi stessi e poi per tutto quello che ci è stato fatto.
L’opera, oltre a presentare una vasta panoramica delle crudeltà umane, offre una vera chiave di liberazione per giungere alle segretezze del cuore.
Le esperienze da lei proposte diventano una mappa per orientarsi nel flusso infinito della vita e per riaccendere la fiamma della gioia come metro di misura del nostro essere vivi. La modalità di scrittura diretta e rispettosa trascina inevitabilmente con la sua originalità e con le pulsanti verità, attraverso un flusso di suggestioni, oltre la linea di confine delle umane riflessioni e consente di scoprire momenti così magici e intensi da generare insight subitanei e inaspettati.
Più che un libro mi piace pensare a questo lavoro come un’opera d’arte nella quale l’autrice diventa un’artista, una scultrice dell’anima in cui ogni lettore ritrova lo specchio di se stesso.
A Silvia, il mio augurio più sincero di progredire nella sua ricerca e nella pratica di una creazione infinita per il bene di tutti coloro i quali avranno la fortuna di conoscerla.
Valerio Sgalambro
Ausilia –
Triste e duro come solo la verità sa essere. Autentico e profondo come la testimonianza della Grazia ricevuta e riconosciuta. Nel tuo scritto risuona forte e chiaro il bisogno di camminare sempre a testa alta, incarnando l’etica e la morale. La lettura è incalzante, gli eventi si susseguono facendo insorgere il desiderio di scoprire cosa accadrà, nella speranza che il Bene vinca, sempre e comunque! Grazie Silvia per questa testimonianza di Verità e di Coraggio, nonostante la paura, l’angoscia e il possibile scoramento. Grazie per esserti narrata, donandoti senza remore.
Pina –
La storia di una bambina buona e studiosa, di una ragazzina dalla mentalità aperta, di un’adolescente considerata in famiglia ribelle e anticonformista. Si laurea e scatena l’invidia di qualcuno, poi nel lavoro ci mette il cuore, ma non viene capita né stimata. Lei persevera seguendo la sua coscienza… Il bene che fa si ritorce contro di lei… Una persona vera e disponibile con una vita davvero travagliata come la sua conversione. Una storia che mi ha toccato profondamente fino a commuovermi. Incredibile la forza che ha avuto per attraversare e superare tutto quel dolore… Coraggiosa come un’eroina per aver rievocato la memoria di eventi duri e molto tristi e per essersi esposta. Un’autobiografia molto avvincente che ti fa sentire come se avessi vissuto in prima persona tutto ciò che ha affrontato, scritta legando bene tutti i periodi della sua vita. Che dire? Un libro che mi è piaciuto molto!Pina
Luigi saia –
Silvia, sin da piccola ha dimostrato di essere combattiva, di vedere solo il bello delle cose o persone.
Sua madre, persona speciale, se si considera il contesto storico della sicilia di quel tempo, è stata un modello fondamentale per la sua crescita.
Adulta, la sua vita viene sconvolta da eventi incredibili, ma lei non ha mollato mai.
Ha sempre e fortemente voluto che la verità trionfasse! Silvia, a sua volta, è un esempio stupendo da seguire. La sua testimonianza fa capire e mostra come Dio usa anche il male, affinché ci affidiamo a Lui, vera Via e vera Luce…
Come un nostro “alleato” vuole che il bene trionfi dando forza alla speranza nella sua opera.
Consiglio vivamente la lettura di questo libro stupendo che lascia la sicurezza che tutto cambia e ha una soluzione gioiosa per ogn’uno di noi.
Una scrittura capace di dare un’emozione sempre nuova e diversa ogni volta che si legge…
GIACOMO PAMPALONE –
Vicenda appassionante e dolorosa, intimista, ben raccontata, esposta con lucidità e permeata dalla sincera ricerca della verità. La mia ammirazione per la Tua combattiva e coraggiosa perseveranza, sorrette da un’esemplare dirittura morale. Il racconto della Tua rinascita è un inno all’abbandono alla Provvidenza di Dio Nostro Padre. Grazie, con un virtuale abbraccio fraterno.
Giangi Pampalone
Ilaria –
Un libro coinvolgente! Un vero e proprio romanzo d’avventura, data la ricchezza della vita dell’autrice e protagonista. Appassionante, mai banale: l’autrice ci invita in un accattivante viaggio degno di un girone dantesco. I personaggi che popolano la sua vita sono giudicati nel bene e nel male. Bellissimi anche i capitoli finali quando, insieme con l’autrice, e Dio stesso, “uscimmo a riveder le stelle”, o quasi… La Minardi riesce a coinvolgere il lettore, suscita forti sentimenti: curiosità, gioia, rabbia, stupore… Leggere il suo libro e’ come vivere per alcuni giorni una vita parallela!
Pippo P –
Non è un caso che l’autrice citi Dante Alighieri. La sua complessa vicenda personale e giudiziaria le ha fatto compiere un vero viaggio negli Inferi durato anni e dal quale ritornerà profondamente segnata. Anzi, più che come l’Alighieri, la vita l’ha obbligata, come Odisseo, ad intraprendere un lungo viaggio durante il quale incontrerà avversità di ogni genere: gli amici cari perduti o allontanatisi ad uno ad uno per vari motivi, fanciulle sacrificate per denaro. GIP, PM e altri magistrati varî che, come novelli Dei, lottano tra di loro senza curarsi degli effetti che hanno sulle umane vicende. Alla fine anche l’autrice ritornerà alla sua Itaca ma alla vendetta contro i Proci sostituirà una catarsi mistica. La Fede le darà la forza di superare le disavventure e di riprendersi la Sua vita.