Avevo compiuto un viaggio che molti non possono nemmeno immaginare, e penso che ogni uomo dovrebbe andare oltre i suoi semplici desideri, alla continua ricerca del suo paradiso. E mi porterò sempre dentro quei suoni, quei rumori, quegli odori, quegli amori nati e perduti, quelle amicizie talvolta disperse, quelle immagini dei set così ricche di svariata umanità, umanità spesso superficiale, spesso falsamente dorata, a volte anche ipocrita, ma così talmente piena di indimenticabili e violente emozioni che nessun altro lavoro al mondo potrà mai dare.
Schegge di pellicola è il racconto autobiografico della vita di un cinematographer, di un amore per il cinema coltivato sin dall’adolescenza, vissuta col sapore della celluloide fra le mura di casa. Il racconto si dipana in un percorso lungo più di quarant’anni, attraverso i titoli di alcuni film girati in diverse parti del mondo, con le loro storie al di fuori dello schermo, al di qua della macchina da presa, professionali e anche sentimentali. L’avventura dell’operazione cinematografica è narrata nel suo nascere, nel suo farsi, nel divenire pellicola che proietta le sue “schegge” su uno schermo bianco, strumento di trasmissione a tutti i ceti sociali e a ogni latitudine, di idee, di cultura, di modi diversi di vivere o anche di morire.
È il racconto di come un set cinematografico riesca a essere non solo professionalità o lavoro, ma entri profondamente, talvolta con violenza, nella vita delle persone, trasformandola in maniera imprevista e irreversibile, come se quel film visto in sala nasconda, dietro le quinte, oltre alla sua storia per immagini, un mondo di storie parallele, sconosciute, ma altrettanto importanti e decisive. E forse più.
Schegge di pellicola è anche un canto d’addio, un congedo da una certa maniera di fare cinema che l’autore ha conosciuto. Ed è anche un ricordo di avvenimenti inseriti nell’universo cinematografico di quegli anni, di quell’età dell’oro divenuta leggenda, e purtroppo ora scivolata verso un crepuscolo che speriamo ritorni ben presto alba luminosa.
Roberto D’Ettorre Piazzoli è nato a Roma. Dopo la maturità classica si è iscritto alla facoltà di Legge e contemporaneamente ha intrapreso la carriera cinematografica. È stato inizialmente collaboratore della fotografia in numerosi film di importanti registi (Lattuada, De Sica, Bolognini, Vancini, Damiani, Festa Campanile e altri) e infine direttore della fotografia di film in Italia e all’estero, soprattutto negli USA (Luigi Magni, Pupi Avati, James Cameron e altri). Ha inoltre diretto la fotografia di diversi spot pubblicitari. Dal 2006, per circa dieci anni, è stato docente di cinematografia al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, facendo anche parte delle commissioni per le selezioni d’ingresso degli allievi. Nel dicembre del 2021 per Europa Edizioni è uscito il suo primo libro, Quel 9 luglio del ‘46, vincitore del premio Letterario Nazionale “Equilibri” e anche finalista in altri premi.
Schegge di pellicola è stato già finalista al Premio “I Murazzi”, nella categoria Prosa inedita.
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