Un libro che non c’era – anche se non se ne avvertiva granché la mancanza. Però, dal momento che ormai c’è…
Prima di Brisa par critichèr non era stato pubblicato alcun altro libro che proponesse per le sue vicende una seconda, quasi impercettibile, chiave di lettura. Sfogliando le sue pagine si ha infatti la sensazione di venire proiettati anche in una dimensione parallela, dove tutte le storie denoterebbero un’aria alquanto familiare, quasi fossero già state vagamente accennate con propositi e fugaci messaggi subliminali. Come se si trattasse di un déjà-vu, con una trama già definita e un finale praticamente risaputo e ormai spoilerizzato. Quand’ecco che, in seguito alla pubblicazione di questa sua originale ricerca stilistica e lessicale, oltreché per i suoi contenuti faceti e fuori dai soliti canoni convenzionali, l’autore si ritrova tutto a un tratto promosso a “scrittore di successo”. Il suo stile piace, ma emergere dalla massa lo trova totalmente inadeguato e, mentre lui starebbe per assaporare soddisfazione per quella sua affermazione in campo editoriale, scopre quanto possa essere gravosa la contropartita per la pur modestissima parabola di notorietà incontrata da uno scrittore estemporaneo come lui. Che, in fondo, cercava solo di procurarsi l’occasione, e il piacere, per dire delle cose dal suo punto di vista.
Stefano Marisaldi è nato a Bologna, città nella quale tuttora risiede, nella prima metà del secolo scorso. Ha pubblicato per Europa edizioni Sirventese notturno, L’aspirante scrittore, Rimini&Scenze.
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